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      Eppure io sono convinto e nonostante le impressioni che ho avuto, ho rafforzato questa convinzione, che tu ignori te stessa e le riserve di energia che hai in te e che le tue crisi di debolezza e di depressione sono dovute proprio a questo. Perciò penso che devi scrivermi di piú: non solo per me (naturalmente anch'io sarei molto contento, ti pare?) ma anche per te. Mi pare che tu ti affligga perché scrivi poco e per questa afflizione scriva ancor meno e cosí via, tormentandoti in scala crescente. Dovresti scrivermi di piú e con maggiore ardire. Ciò che scrivi dei bambini è interessante e caratteristico (scegli molto bene i tratti che mi possono piacere) ma non mi dà l'idea di uno sviluppo, di un arricchimento progressivo della loro piccola vita di uomini in formazione, della formazione in loro di una embrionale concezione del mondo. Il mio accenno alla carta geografica aveva solo questo significato e non era affatto pedantesco, sebbene io creda che coi bambini, finché la personalità sia giunta a un certo grado di sviluppo, un po' di pedanteria sia necessaria e indispensabile. Di solito avviene, almeno nei nostri paesi, che la pedanteria viene invece esercitata piú tardi, proprio quando è dannosa, dai 12 ai 16 anni, salvo a non curarsene; ma allora si hanno i ragazzi «fuori legge». Ti ho scritto un po' arruffatamente, sotto l'impressione delle tue tante lettere ultime. Devi proprio sentire come se io ti abbracciassi stretta stretta insieme con Delio e Giuliano e sorridendo ti accarezzassi la fronte


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Delio Giuliano