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      Non è una cosa grave: conosco di che si tratta, perché già altre volte ho avuto di queste crisi anche in forma peggiore.
      Da mio fratello Gennaro ho ricevuto una lettera da Namur, mentre era ancora in viaggio, il 22 luglio, poi più nulla. Mi pare difficile che non mi abbia scritto qualche altra volta e dubito che ci sia stata qualche dispersione. Tu hai il suo indirizzo e puoi scrivergli? Dovresti avvertirlo del fatto e aggiungere che la sua lettera da Namur era abbondantemente censurata, perché sappia regolarsi.
      Mi dispiace che sia andata ad abitare dal vecchio Isacco: è un ambiente troppo depresso e deprimente. Spero che non perderai quel poco di forza di volontà che parevi aver riacquistato e che continuerai la cura intensiva delle uova. Sai che mi ha fatto ridere un tuo accenno al fatto che hai «sempre fame»? Ne parli come se si trattasse di una malattia e non di un segno di sanità. È un punto di vista che i napoletani hanno spiritosamente incarnato nella figura di monsignor Perrelli e delle cure che egli aveva dei suoi cavalli per guarirli dalla malattia della fame. Ma almeno monsignor Perrelli voleva guarire i suoi cavalli e non applicò a se stesso il regime dell'astinenza! Tu invece pare non abbia ancora imparato che mangiando non si ha piú fame: davvero è strabiliante un tal modo di procedere verso se stessi. Dovrei estendere il tuo menu quotidiano e oltre ai tre tuorli d'uovo «importi» qualche cosa altro di fisso: ma ciò sarebbe esagerato davvero e poi non saprei cosa consigliarti, perché non so come hai organizzato la tua vita, se mangi a casa, se sei a dozzina ecc.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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