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      Noi europei siamo ancora troppo bohémiens, crediamo di poter fare un certo lavoro e vivere come ci piace, da bohèmiens: naturalmente il macchinismo ci stritola e intendo macchinismo in senso generale, come organizzazione scientifica anche del lavoro di concetto. Siamo troppo romantici in modo assurdo e per non voler essere piccolo borghesi, cadiamo nella forma piú tipica di piccolo borghesismo che è appunto la bohème. Ho già cominciato a dissertare anche con te. Ti abbraccio teneramenteAntonio
     
      168.
     
      4 novembre 1930
     
      Carissima Tatiana,
      sono contento di aver saputo, dalla tua ultima lettera, che sei d'accordo con me per ciò che riguarda le condizioni di salute di Giulia. È sempre meglio, in queste quistioni, che dall'esterno si faccia una pressione morale identica; data la scarsa efficacia che in tali cose può avere la pressione morale, che essa almeno sia omogenea e concorde per non essere completamente inutile! Ti maravigli che a Roma io non sia stato un tuo alleato per ottenere da Giulia un metodo di vita materialmente meno spossante per riguardo alle necessità di lavoro. È giusta la tua maraviglia e dovrei giustificarmi. Ma ciò non è possibile oggi: la mia giustificazione apparirebbe forse grottesca o almeno comica o forse ancora semplicemente romanzesca.
      Le mie condizioni di salute sono sempre le stesse e il mio sforzo maggiore è rivolto a mantenere almeno la stabilizzazione attuale. Tutto il problema è l'insonnia, che non essendo determinata che parzialmente da cause organiche, e in buona parte da cause esterne, meccaniche, inerenti piú o meno alla vita carceraria, non può essere vinta con mezzi terapeutici, ma solo palliata.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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