Tatiana mi scrive di aver ricevuto una lettera di Carlo, che si scusa di non scrivere piú spesso adducendo il suo grande lavoro. Mi pare una giustificazione insufficiente; può spiegare il perché non si scrivono delle lunghe lettere ma non si spiega il silenzio assoluto; una cartolina illustrata può essere scritta in un istante.
Io ho pensato che Carlo possa avere avuto delle seccature per causa mia e che non voglia o non sappia spiegarmi un suo stato d'animo di sconcerto o di esitazione. Lo pregherei perciò di rassicurarmi o di farmi rassicurare, magari facendo scrivere una lettera da Mea. Cosí vorrei essere informato un po' piú spesso sulle tue condizioni di salute. Ti sei rinforzata? Se non hai la forza di scrivere fa' scrivere delle cartoline da qualcuno e poi mettici solo la tua firma; per me sarà sufficiente. Carissima mamma, ecco il quinto natale che passo in privazione di libertà e il quarto che passo in carcere. Veramente la condizione di coatto in cui passai il natale del 26 ad Ustica era ancora una specie di paradiso della libertà personale in confronto alla condizione di carcerato. Ma non credere che la mia serenità sia venuta meno. Sono invecchiato di quattro anni, ho molti capelli bianchi, ho perduto i denti, non rido più di gusto come una volta, ma credo di essere diventato più saggio e di avere arricchito la mia esperienza degli uomini e delle cose. Del resto non ho perduto il gusto della vita; tutto mi interessa ancora e sono sicuro che se anche non posso piú «zaccurrare sa fae arrostia», tuttavia non proverei dispiacere a vedere e sentire gli altri a zaccurrare.
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Carlo Carlo Mea Ustica
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