Ordinariamente mi è necessario pormi da un punto di vista dialogico o dialettico, altrimenti non sento nessuno stimolo intellettuale. Come ti ho detto una volta, non mi piace tirar sassi nel buio; voglio sentire un interlocutore o un avversario in concreto; anche nei rapporti familiari voglio fare dei dialoghi. Altrimenti mi sembrerebbe di scrivere un romanzo in forma epistolare, che so io, di fare della cattiva letteratura. - Certo mi interesserebbe sapere ciò che Delio pensa del suo viaggio, quali impressioni ne ha ricevuto ecc. Ma non mi sento piú di chiedere a Giulia che spinga Delio a narrarmi qualche cosa. L'ho fatto una volta; ho scritto una lettera a Delio, forse ricordi, ma tutto è caduto nel nulla. Non so pensare perché è stato nascosto a Delio che io sono in prigione, senza riflettere appunto che egli avrebbe potuto saperlo indirettamente, cioè nella forma piú spiacevole per un bambino, che incomincia a dubitare della veridicità dei suoi educatori e incomincia a pensare per conto proprio e a far vita da sé. Almeno cosí avveniva a me quando ero bambino: lo ricordo perfettamente. Questo elemento della vita di Delio non mi spinge a scrivergli direttamente: penso che ogni indirizzo educativo, anche il peggiore, è sempre migliore delle interferenze tra due sistemi contrastanti. Sapendo la grande sensibilità nervosa di Delio e ignorando quasi tutto della sua vita reale e del suo sviluppo intellettuale (non so neppure se ha cominciato a imparare a leggere e a scrivere) esito a prendere delle iniziative nei suoi confronti, nel dubbio appunto di determinare delle interferenze di stimoli sentimentali contradditori che ritengo sarebbero dannosi.
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