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      E poi mi ossessiona il pensiero del passato. Tu ricordi la nascita di Delio e la carrozzella (ma come hai dimenticato che nell'aprile del 1925 lo abbiamo insieme condotto a spasso in quella carrozzella in un giardino vicino alla Tverskaia-Yamskaia?) e Bianco e i dodici rubli che hai preso in prestito. E perché hai cosí tenacemente rifiutato l'aiuto che ti avevo mandato attraverso Bianco? E perché io non sono riuscito a impormi a te e a far riconoscere il mio diritto di aiutarti? Penso che allora avevo riscosso 8200 lire d'indennità giornalistica e che le versai interamente per il nuovo giornale. Perché ho potuto permettere che tu facessi dei debiti di 12 rubli mentre io versavo 8200 lire al giornale, mentre avrei, senza nessuna difficoltà e pur facendo tutto il mio dovere, potuto versare solo il 50%? Tutto questo mi esaspera ora contro me stesso d'allora e mi fa vedere quanto i nostri rapporti fossero d'una incongruità e di un romanticismo scelleratissimo. È vero che tu allora non mi accennasti a questi dodici rubli, anzi mi prendesti in giro per le mie «pretese» di aiutarti, ma sento ora che avrei dovuto trovare il modo di importi anche ciò che non volevi. - Del resto hai ragione che nel nostro mondo, mio e tuo, ogni debolezza è dolorosa e ogni forza un aiuto. Penso che la nostra piú grande disgrazia è stata quella di essere stati insieme troppo poco, e sempre in condizioni generali anormali, staccate dalla vita reale e concreta di tutti i giorni. Dobbiamo ora, nelle condizioni di forza maggiore in cui ci troviamo, rimediare a queste manchevolezze del passato, in modo da mantenere alla nostra unione tutta la sua saldezza morale e salvare dalla crisi ciò che di bello c'è pure stato nel nostro passato e che vive nei bambini nostri.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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