Pagina (388/803)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma c'è una quistione: il dare e l'avere sono in pareggio come contabilità generale, ma sono in pareggio come singole partite individuali? Quando si è legata la propria vita ad un fine e si concentra in questo tutta la somma delle proprie energie e tutta la volontà, non è immancabile che alcune o molte o sia pure una sola delle partite individuali rimanga scoperta? Non sempre ci si pensa e perciò ad un certo punto si paga. Si scopre magari che si può sembrare egoisti proprio a quelli cui meno si era pensato di poterlo sembrare. E si scopre l'origine dell'errore che è la debolezza, la debolezza di non avere saputo osare di restare soli, di non crearsi legami, affezioni, rapporti ecc. Giunti a questo punto è certo che solo l'indulgenza può dare la tranquillità o una certa tranquillità che non sia la completa apatia e indifferenza e lasci qualche spiraglio per il futuro. Davvero: spesso io risalgo a tutto il corso della mia vita e mi pare di essere proprio come Renzo Tramaglino alla fine dei Promessi Sposi, cioè di poter fare un inventario e poter dire: ho imparato a non fare questo, a non fare quest'altro ecc. (sebbene questa somma di apprendimenti mi giovi assai poco). Sono rimasto senza scrivere a mia madre qualche anno (almeno due anni di seguito) e ho imparato che è doloroso non ricevere lettere (ma probabilmente se fossi libero ricadrei in questi stessi mancamenti o non li giudicherei tali o non ci rifletterei addirittura) e cosí via. Insomma: sono già vecchio del carcere di 4 anni e 5 mesi e spero tra qualche altro anno di essere completamente imbalsamato: mi spiegherò tutto, di ogni fatto troverò che non poteva non succedere, mi spiegherò e troverò che le mie spiegazioni sono assolutamente incontrovertibili.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Renzo Tramaglino Promessi Sposi