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      Prima di venire in carcere io scrivevo pochissimo e se si eccettuano le lettere che ho scritto a Giulia in quel tempo, credo di non aver scritto mai piú di tre lettere all'anno. Da quando sono in carcere, l'abitudine di controllare ogni parola che dico con chiunque e la ripugnanza che mi ossessiona per la pubblicità delle lettere, si riflette anche nello scrivere a voi; è una cosa invincibile, che spesso falsifica tutto il tono di ciò che scrivo. - Cara Tania, ho rotto gli occhiali e non ne ho di ricambio. Poiché non ho rotto i cristalli, ma la montatura, ho rimediato alla bella meglio, legando e accomodando i due pezzi, ma le lenti non sono piú a fuoco e mi danno fastidio alla vista. Ti sarò gratissimo se vorrai mandarmene degli altri: devono essere in simili-tartaruga (cioè in celluloide), la misura è 3 diottrie. Ti prego di mandarmi degli occhiali di poco prezzo; essi sono transitorii, nel senso che per avere gli occhiali proprio adatti, dovrei farmi misurare esattamente il grado di miopia. In realtà li porto piú che altro per avere meno mal di testa, sebbene sia persuaso che molta parte della miopia è dovuta proprio al mal di testa, con azione reciproca. Carlo non mi ha ancora scritto; se hai il suo indirizzo scrivigli che il suo modo di fare mi ha molto addolorato; non scrive neanche alla mamma, quantunque sappia le sue condizioni di salute. Ti abbraccioAntonio
     
      Spedisci la sua parte a mia sorella Teresina.
     
      189.
     
      4 maggio 1931
     
      Carissima Teresina,
      ho ricevuto la tua lettera del 28 aprile.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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