190.
18 maggio 1931
Carissima Tania,
ho ricevuto gli occhiali; essi vanno benissimo. Ti ringrazio della tua premura. Continuo però ad essere persuaso che sarebbe stato sufficiente spendere molto meno. Gli occhiali di cui ho rotto la montatura mi costarono 48 lire; furono comprati nel dicembre 1926 al carcere di Palermo, quando viaggiavo in traduzione per Ustica. Poiché la ditta Viganò garantisce la montatura fino a 3 anni, appare che questi occhiali da 48 lire hanno fatto un discreto servizio; né essi sono da buttar via, perché le lenti sono intatte e forse sarà sufficiente per restaurarli una applicazione di metallo all'inforcatura. Ricevo in questo momento la tua lettera del 15 maggio e la lettera di Giulia. Avrei desiderato che tu mi avessi scritto le tue impressioni sulla lettera di Giulia. A me è ancora difficile orientarmi. Un nucleo positivo mi pare possa essere identificato: che cioè Giulia abbia acquistato una certa fiducia in se stessa e nelle sue proprie forze, ma questa fiducia non sarà di carattere puramente intellettuale e razionale, cioè poco profonda? Mi pare che il carattere intellettualistico del suo stato d'animo sia troppo evidente, che cioè il momento «analitico» non sia diventato ancora forza vitale, impulso volitivo. Ciò che rassicura un po' è che Giulia, come la maggioranza dei russi contemporanei, ha una grande fede nella scienza, e intendo una fede di carattere quasi religioso, ciò che noi occidentali abbiamo avuto alla fine del secolo scorso e poi abbiamo perduto attraverso la critica della filosofia piú moderna e specialmente attraverso il disastro della democrazia politica.
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