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      - Nel caso di Giulia è giusto il suggerimento di «sgomitolarsi», cioè di cercare in se stessa le sue forze e le sue ragioni di vita, cioè di non essere timida e non lasciarsi sopraffare e specialmente di non porre alla propria vita fini irrealizzabili o troppo difficili. E mi pare che questo suggerimento sia giusto anche per... te, che qualche volta pensi si debba o si possa uscire dal proprio io per realizzare la vita. - Mi domandi se devi proprio scrivere a Carlo come ti ho detto: mi pare di non averti detto niente di spaventevole. Carlo da quando è stato a Turi non mi ha ancora scritto (solo una cartolina illustrata il 16 marzo, né so il suo indirizzo); ciò mi dispiace molto, perché credo di indovinare le ragioni del suo mutismo, che dovrebbero offendermi, se non sapessi chi è Carlo.
      Ti abbraccio.
      Antonio
     
      191.
     
      18 maggio 1931
     
      Carissima Giulia,
      ho ricevuto la tua lettera dell'8 maggio. Qualche giorno fa ho anche ricevuto una tua lettera del luglio 1930, dove parli della lingua «delia» (non so se ricordi ancora). La tua lettera ultima mi ha reso molto felice. Certamente si capisce subito, leggendola, che sei molto cambiata, che sei piú forte e piú «ordinata». Molte tue lettere precedenti sentivano lo sforzo, c'era in esse qualcosa di imbarazzato (ma forse questa non è la parola esatta), e poi (devo dirlo, anche se ti farò ridere) formicolavano di errori e di storture di lingua italiana, ciò che dimostrava una certa torbidezza nella concezione e ideazione e una notevole debolezza della memoria.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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