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      È possibile che quando io uscirò di carcere, tra quattordici anni, ci sia veramente in Italia la possibilità di viaggiare in aeroplano come oggi in automobile, per cui la promessa di Franco può essere piú realistica di quanto pare: allora egli avrà vent'anni e a vent'anni si può essere un pilota molto bravo. Mi dispiace che Mimma si sia offesa del mio non promettere regali; potevate promettere voi stessi e farla contenta, anche perché è brutto che nascano sentimenti di invidia e di gelosia tra bambini. Quindi prometto un regalo anche a lei e vedrete che manterrò la parola appena mi sarà possibile. Bisogna che abbiano pazienza e voi dovete spiegare ai bambini che essere in carcere significa appunto non poter fare tutto quello che si vuole o proprio quando si vuole. Credo che essi pensino che mi trovi in una specie di luogo come la torre di Ghilarza; dite loro che invece ho una cella molto grande, forse piú grande di ognuna delle stanze di casa, solamente non posso uscire. Immagina, cara mamma, e mi pare che non te l'ho mai scritto, che ho un letto di ferro, con rete metallica, un materasso e un cuscino di crine e un materasso e un cuscino di lana e ho anche un comodino. Non è di prima qualità, ma insomma per me è utile.
      Le cose che mi ha scritto Grazietta mi hanno molto interessato. Se la malaria dà facilmente luogo alla tubercolosi, significa che la popolazione è denutrita. Vorrei che Grazietta mi informasse di ciò che mangia in una settimana: una famiglia di zorronaderis, di massaios a meitade, di piccoli proprietari che lavorano essi stessi la loro terra, di pastori con pecore che gli occupano tutto il tempo e di artigiani (un calzolaio o un fabbro). Se vivesse zia Maria Culcartigu, si potrebbe sapere presto, ma con un po' di pazienza si potrà sapere (domande: in una settimana quante volte mangiano carne e quanto? oppure non ne mangiano? con che fanno la minestra, quanto olio o grasso ci mettono, quanti legumi, pasta ecc.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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