Niente di comune tra questi modi di espressione di Dante e qualcheduno del Manzoni. Quando Renzo pensa a Lucia dopo aver varcato il confine veneto, il Manzoni scrive: «Non ci proveremo a dire ciò che sentisse: il lettore conosce le circostanze: se lo figuri». Ma il Manzoni aveva già dichiarato che per riprodurre la nostra riverita specie, di amore al mondo ce n'era piú che a sufficienza perché se ne dovesse parlare anche nei libri. Il Manzoni realmente rinunziava a rappresentare l'amore per motivi pratici e ideologici. Del resto che il trattato di Farinata sia strettamente legato al dramma di Cavalcante lo dice lo stesso Dante quando conclude «Or direte dunque a quel caduto, che il suo nato è coi vivi ancor congiunto» (anche con la figlia di Farinata, che però, tutto preso dalle lotte di parte, non ha dato segno di turbamento per la notizia detratta dall'«ebbe», che Guido era morto; Cavalcante era il piú punito e per lui l'«ebbe» significava la fine dell'angoscia del dubbio se Guido in quel momento fosse vivo o morto). - 4. Mi pare che questa interpretazione leda in modo vitale la tesi del Croce su la poesia e la struttura della Divina Commedia. Senza la struttura non ci sarebbe la poesia e quindi anche la struttura ha un valor di poesia.
La quistione è legata a quest'altra: che importanza artistica hanno le didascalie nelle opere per il teatro? Le ultime innovazioni portate all'arte dello spettacolo con processo di dare sempre maggiore importanza al direttore dello spettacolo, pongono la quistione in modo sempre piú aspro.
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