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      Siccome però vedo che tu dici di non ricordare di avermi scritto qualcosa di spiacevole voglio riportare un brano della tua lettera del 2 ottobre: «... debbo ripeterti che l'aggiunta fatta alla tua ultima per significare che l'aver ricordato che nel 28 a Natale sono stata a Turi non fosse un'affermazione gratuita ecc., mi sento portata a dichiararti che per mio conto considero questa notizia come una gherminella avvocatesca (ma come una notizia può essere una gherminella? sarà vera o falsa, non ti pare?) e mi maraviglia solo che sei ritornato sull'argomento allorché avresti dovuto capire quanto in fondo sia seccante il tono di poca sincerità che si debba usare talvolta trattandosi di determinati argomenti, quindi se ti rimproveravo di avermi taciuto le tue vere condizioni puoi pure essere certo che indipendentemente da tutto ciò che mi potresti scrivere in proposito, rimarrò sempre dello stesso sentimento in questo argomento». Ora vediamo: ti secca il tono di poca sincerità. Cosa vuol dire? La prima lettera che ti scrissi appena giunto a Milano nel 1927 era stata trattenuta dal giudice istruttore perché troppo sincera: il giudice però mi disse che non sarebbe stata passata agli atti, ma trattenuta in via personale da lui. Ciò in febbraio: nel settembre successivo l'avvocato militare Tei domandò al giudice istruttore che la lettera fosse invece messa agli atti contro di me e infatti essa si trova nel mio fascicolo personale del processo, con lo scambio di lettere tra giudice e avv. milit.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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