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      Avrebbe dovuto aggravare la mia situazione. Sono stato «sincero» e non hai ricevuto la lettera. Tu sei stata sempre sincera con me, io credo. Ma io ho parecchie tue lettere mezzo cancellate dalla censura carceraria. La tua sincerità non mi è giovata a nulla, perché ciò che tu scrivevi mi è rimasto sconosciuto. Cosa vuol dire allora «sincerità» e cosa vuol dire che tu ti «secchi»? Anch'io da 5 anni mi secco di essere in carcere, forse piú di quanto tu ti sia seccata per questo tipo di poca sincerità. Ma, cara Tania, cosa vorrebbe dire che tu non puoi mutare i tuoi sentimenti su un argomento, qualunque cosa io possa scriverti, se non questo che non c'è piú da scrivere nulla, che cioè sarebbe meglio interrompere ogni forma di corrispondenza? - Mi pare che siamo già abbastanza tormentati da fastidi di ogni genere perché ce ne aggiungiamo degli altri reciprocamente. Ti ho voluto solo documentare il fatto. Del resto io non sono né stizzito né adirato e credo benissimo che tu non volevi offendermi.
      Ti abbraccio teneramenteAntonio
     
      221.
     
      2 novembre 1931
     
      Carissima Tania,
      ho ricevuto fino a questo momento solo la tua cartolina del 27 ottobre, nella quale mi parli della tua visita al dott. Biocca. Lo scirocco è caduto e io mi sono un po' rimesso, cioè non ho avuto da quattro o cinque giorni i disturbi dei dieci o quindici giorni precedenti, sebbene mi senta sempre un po' debole. Sono sempre persuaso che l'Uricidina mi farà bene; ho però incominciato a riprendere anche le goccie di Uroclasio, di cui avevo ancora un'ampollina.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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