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      Forse ti fa maraviglia che io consumi tante cartine, mentre ti ho scritto che ho ridotto di molto il consumo del tabacco; non c'è contraddizione tra i due fatti, anzi essi sono strettamente dipendenti uno dall'altro. Ho imparato che riducendo le cartine, cioè ritagliandole in altezza e in larghezza, si possono fare tante piccole sigarette (tre invece di una) e quindi si può fumare tre volte un pochino, ma quanto è sufficiente per togliere il bisogno, invece di una sola volta con la stessa quantità di tabacco fresco. I carcerati fumano tre volte la stessa sigaretta (la fumano a sezioni) e poi utilizzano nuovamente le mozze; questa pratica mi è disgustosa e preferisco la mia soluzione che però domanda molte cartine, più di quelle che si possono acquistare col tabacco e coi fiammiferi. Per i fiammiferi vale la pratica carceraria di scindere, con un ago, ogni fiammifero in due parti, raddoppiandoli. In realtà dal luglio ad oggi non solo mi sono abituato a fumare solo il 40% del tabacco che fumavo prima (immediatamente prima, perché avevo già fatto altre precedenti riduzioni) ma mi pare di avere la possibilità di ulteriori riduzioni. Credo che riuscirò a fumare molto poco, se non addirittura a smettere completamente fra qualche altro tempo. È vero però che il fumare poco è legato anche al grado di intensità di lavoro intellettuale; leggo poco e penso meno, cioè non faccio che pochi sforzi intellettuali e perciò posso fumar poco. Non riesco a concentrare l'attenzione su un argomento; mi sento spappolato intellettualmente cosí come lo sono fisicamente.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803