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      cc., affinché egli possa approfittare dell'occasione della licenza per le feste natalizie e del capo d'anno per partire e non essere costretto a chiedere una licenza estra». Mi riferivo a questo fatto e credo che si potesse parlare di un tuo insistere o sollecitare per il viaggio di Carlo, perché la tua offerta di un prestito può ben dirsi un insistere o sollecitare. Il tuo «Niente di simile!» è troppo veemente e ingiustificato. - Mi riferisci le impressioni di Carlo dopo il suo viaggio a Turi nell'agosto scorso; non voglio discutere le impressioni e le illazioni relative. In ogni modo ci sono stati dei fatti nuovi. Quando Carlo venne a trovarmi, gli parlai molto francamente sul suo modo di comportarsi nella corrispondenza con me. Gli dissi che quando non si risponde alle mie lettere, io posso anche essere autorizzato a pensare che in realtà, sotto le apparenze, convenzionali talvolta, dell'affetto e della cortesia, si nasconda la sostanza, piú o meno esplicita e anche piú o meno consapevole, della volontà di trovare un modo per rompere una relazione che può essere (ed è senz'altro) un peso. Perciò, alle sue proteste ecc., risposi che se ancora, dopo questa franca chiarificazione, egli avrebbe interrotto senza una ragione, la sua corrispondenza, io ne avrei tratto le necessarie conseguenze. Ciò che appunto ho fatto. Quando tu scrivi: «Che egli non ti scriva non significa nulla in un determinato senso», poiché non conoscevi questo episodio, sottolinei senza saperlo un determinato senso.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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