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      Tutto ciò mi pare terribilmente difficile e complicato; cerco il bandolo della matassa, ma non so trovarlo e non sono sicuro di trovarlo. Voglio un po' discorrere con te di queste cose, perché cerchi di aiutarmi. È vero che dovrei scriverti un intero volume per raccogliere tutti gli elementi (ricavati, però, solo dalle mie impressioni e dalle mie esperienze che non possono essere che parziali), necessari ma si farà ciò che si potrà. La mia impressione centrale è questa: che il sintomo piú grave delle condizioni di squilibrio psichico di Giulia non sono i fatti, molto vaghi, ai quali ella si riferisce e che sarebbero la ragione per la cura psicanalitica, quanto il fatto che ella sia ricorsa a questa cura e abbia tanta fiducia in essa. Non ho certo vaste e precise conoscenze sulla psicanalisi, ma da quel poco che ho studiato mi pare di poter concludere almeno su alcuni punti che possono essere ritenuti saldamente acquisiti dalla teoria psicanalitica, dopo averla sfrondata di tutti gli elementi fantasmagorici e anche stregoneschi. Il punto piú importante mi pare questo: che la cura psicanalitica possa essere giovevole solo per quella parte di elementi sociali che la letteratura romantica chiamava «umiliati e offesi» e che sono molto piú numerosi e vari di quanto non appaiano tradizionalmente. Cioè di quelle persone che prese nei ferrei contrasti della vita moderna (per parlare solo di attualità, ma ogni tempo ha avuto una modernità in opposizione a un passato) non riescono con mezzi proprii a farsi una ragione dei contrasti stessi e quindi a superarli raggiungendo una nuova serenità e tranquillità morale, cioè un equilibrio tra gli impulsi della volontà e le mete da raggiungere.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Giulia