Ciò che nei romanzi di Dostoievsky è indicato col termine di «umiliati e offesi» è la gradazione piú bassa, il rapporto proprio di una società in cui la pressione statale e sociale è delle piú meccaniche ed esteriori, in cui il contrasto tra diritto statale e diritto «naturale» (per usare questa espressione equivoca) è dei piú profondi per l'assenza di una mediazione come quella che nell'occidente è stata offerta dagli intellettuali alle dipendenze dello Stato; Dostoievscky certo non mediava il diritto statale, ma egli stesso ne era «umiliato e offeso». - Da questo punto di vista devi comprendere ciò che io intendo dire quando ho accennato a «falsi problemi» ecc. Io penso che senza cadere nello scetticismo volgare o nell'adagiarsi in una comoda «ipocrisia», nel senso che dice l'adagio che «l'ipocrisia è un omaggio reso alla virtù», si può trovare una serenità anche nello scatenarsi delle piú assurde contraddizioni e sotto la pressione della più implacabile necessità, se si riesce a pensare «storicamente», dialetticamente, e a identificare con sobrietà intellettuale il proprio compito o un proprio compito ben definito e limitato. In questo senso, per questo ordine di malattie psichiche, si può e quindi si deve essere «medici di se stessi». - Non so se sono riuscito a farmi capire. Per me la cosa è chiarissima. Sarebbe necessaria una esposizione piú minuta e analitica, lo comprendo, per comunicare questa chiarezza, ma ciò mi è impossibile volta per volta, dato il poco tempo disponibile per scrivere e il poco spazio.
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