- Ho letto anche con interesse ben giustificato le ultime note sulla quistione dei «due mondi» ovverossia del «leone di Caprera». Posta la quistione come risulta da esse, cioè nei suoi giusti limiti e sterilizzata da ogni bacillo di romanticismo razzista e di sionismo piú o meno confuso, la cosa è degna di attenzione. E i dati offertimi sono interessanti, perché a me ignoti del tutto. Ciò che mi importava fissare è che in Italia da un pezzo non esiste un antisemitismo popolare (che è l'antisemitismo classico, quello che ha provocato e provoca tragedie e ha un'importanza nella storia della civiltà) e che gli ebrei in nessun senso rappresentano una speciale cultura, abbiano una qualche missione storica particolare nel mondo moderno, siano, di per sé, un fermento di sviluppo nel processo storico. Questa è stata l'origine del nostro dibattito e occorre ricordarlo, perché ora si parla di altre cose. I casi particolari di ebrei italiani relativamente sacrificati in confronto ai «cristiani» non mi pare possano costituire una «quistione» di rilievo. Casi analoghi si potrebbero citare per altre differenziazioni storico-sociali: per esempio, nel settembre 1920 è stata pubblicata una circolare segreta dell'Associazione degli industriali metallurgici piemontesi con cui, durante la guerra, si disponeva che nelle fabbriche non fossero assunti operai nati «sotto Firenze», cioè dell'Italia meridionale e centrale. Però non mi pare che possa paragonarsi l'«ebraismo-massoneria» col fatto che in Polonia gli ebrei sono commercianti o usurai o non contadini.
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