Esso non è in vendita, ma credo sia possibile averlo attraverso qualche senatore o deputato. Mi faresti un gran piacere a ricercarlo, senza però perderci la testa se domanda molto fastidio. L'argomento è connesso con la storia degli intellettuali italiani, che mi interessa e intorno a cui sto scrivendo note e osservazioni a mano a mano che le mie lettere o le mie riflessioni me ne danno lo spunto. Cara, devo finire in fretta perché l'ora è trascorsa.
Ti abbraccio teneramente.
Antonio
255.
28 marzo 1932
Cara Iulca,
ho ricevuto a suo tempo la tua lettera del gennaio e qualche giorno fa quella del 16 marzo. Non ti ho scritto prima, perché, come ho già accennato altra volta, sento un certo imbarazzo, un certo ritegno nel cercare di mettermi in comunicazione con te. A suscitare questo stato d'animo sono stati vari elementi; è possibile che uno dei piú importanti sia la speciale psicologia che nasce durante una lunga carcerazione e un lungo isolamento da ogni forma di società congeniale al proprio temperamento, ma è certo che anche due altri elementi predominano: 1° il timore di nuocerti, interferendo maldestramente nel tuo metodo di cura; 2° la coscienza che io stesso ho di essere, in questi anni, diventato piú «libresco», di assumere talvolta un tono predicatorio e da maestro elementare, che fa ridere me stesso di me stesso con la conseguenza spiacevole che tale autocritica mi pare trascinarmi a dire delle sciocchezze. Ciò significa che mi accorgo di un certo marasma e mi sento raffrenato.
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Iulca
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