Io mi sono fatto l'impressione che in ciò sia il germe della tua malattia, di un «complesso di inferiorità» che logora la tua sensibilità affinata dagli avvenimenti di questi ultimi sei anni ma che era già acuta in modo eccezionale già prima. D'altronde adesso credo di essere anch'io, almeno in parte, responsabile di queste tue condizioni, perché nel passato, inconsapevolmente, mi divertivo a stuzzicarti e a provocarti, credendo di ottenere cosí di meglio conoscerti. Ho incominciato nel 1922, poco dopo che ci eravamo conosciuti e ti ho fatto piangere, in un modo cosí stupido che solo adesso ne sento tutto il rimorso, perché solo ora capisco che non si trattava di una cosa superficiale, ma che per te aveva una maggiore importanza di quanto io pensassi: e non ho avuto il coraggio di asciugarti le lacrime come pure mi sentivo spinto a fare, perché ti volevo bene ed è vero che certe cattiverie si fanno solo a chi si vuol bene. Carissima, ti stringo forte forte.
Antonio
260.
18 aprile 1932
Carissima Tania,
ti ringrazio di avermi trascritto la lettera in cui Giulia ti ha dato piú particolari informazioni sulle condizioni di salute di Delio. - Il «Somatose» lo prenderò, come ti ho già scritto: non è necessario che tu me lo esalti troppo a lungo, perché sono già convinto, almeno quanto basta perché lo prenda. - Quando avrò letto il libro del Croce sarò molto contento di esserti utile, scrivendoti qualche nota critica in proposito, non una recensione compiuta, come tu desideri, perché sarebbe difficile da buttar giú cosí all'impronto.
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Tania Giulia Delio Croce
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