Occorre quindi che gli intellettuali resistano a queste forme irrazionali di propaganda e, pur non indebolendo il loro paese in guerra, resistano alla demagogia e salvino il futuro. Il Croce vede sempre nel momento della pace il momento della guerra e nel momento della guerra quello della pace e rivolge la sua operositā a impedire che sia distrutta ogni possibilitā di mediazione e di compromesso tra i due momenti. - Praticamente la posizione del Croce ha permesso agli intellettuali italiani di riannodare i rapporti con gli intellettuali tedeschi, cosa che non č stata e non č facile per i francesi e i tedeschi, quindi l'attivitā crociana č stata utile allo Stato italiano nel dopoguerra quando i motivi piú profondi della storia nazionale hanno portato alla cessazione dell'alleanza militare franco-italiana e a uno spostamento della politica contro la Francia per il riavvicinamento alla Germania. Cosí il Croce, che non si č mai occupato di politica militante nel senso dei partiti, č diventato ministro dell'Istruzione Pubblica nel governo Giolitti del 1920-21. - Ma č finita la guerra? Ed č finito l'errore di innalzare indebitamente criteri particolari di politica immediata a principii generali, di dilatare le ideologie fino a filosofie e religioni? No, certamente; quindi la lotta intellettuale e morale continua, gli interessi permangono ancora vivaci ed attuali e non bisogna abbandonare il campo. - La seconda quistione č quella della posizione occupata dal Croce nel campo della cultura mondiale.
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