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      Che c'è? domandò. - Vorrei uscire dal fosso, rispose l'uomo. - Ah, ah! vorresti uscire dal fosso! E che ne sai tu della volontà, del libero arbitrio, del servo arbitrio! Vorresti, vorresti! Sempre cosí l'ignoranza. Tu sai una cosa sola: che stavi in piedi per le leggi della statica, e sei caduto per le leggi della cinematica. Che ignoranza, che ignoranza! - E si allontanò scrollando la testa tutto sdegnato. - Si sentí altri passi. Nuove invocazioni dell'uomo. Si avvicina un contadino, che portava al guinzaglio un maiale da vendere, e fumava la pipa: Ah! ah! sei caduto nel fosso, eh! Ti sei ubbriacato, ti sei divertito e sei caduto nel fosso. E perché non sei andato a dormire, come ho fatto io? - E si allontanò, col passo ritmato dal grugnito del maiale. - E poi passò un artista, che gemette perché l'uomo voleva uscire dal fosso: era cosí bello, tutto argentato dai lumaconi, con un nimbo di erbe e fiori selvatici sotto il capo, era cosí patetico! - E passò un ministro di dio, che si mise a imprecare contro la depravazione della città che si divertiva o dormiva mentre un fratello era caduto nel fosso, si esaltò e corse via per fare una terribile predica alla prossima messa. - Cosí l'uomo rimaneva nel fosso, finché non si guardò intorno, vide con esattezza dove era caduto, si divincolò, si inarcò, fece leva con le braccia e le gambe, si rizzò in piedi, e uscí dal fosso con le sole sue forze. - Non so se ti ho dato il gusto della novella, e se essa sia molto appropriata. Ma almeno in parte credo di sí: tu stessa mi scrivi che non dai ragione a nessuno dei due medici che hai consultato recentemente, e che se finora lasciavi decidere agli altri ora vuoi essere piú forte.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803