Da quattro anni passo le intere giornate solo solo (tre ore al giorno di compagnia) e non posso sapere fino a che punto si sono sviluppate l'irascibilità impulsiva, l'ipercritica, l'insoddisfazione di tutto e di tutti, che mi pare siano i tratti piú caratteristici della vecchiaia precoce. D'altronde sono già sufficientemente anziano anche per l'età: 41 anno e mezzo. Tuttavia mi farà piacere essere informato di ciò che ti proponi di fare e che realmente farai. Ma per carità, non proporti come problema il sapere se sia meglio «scrivere molto senza molta attenzione allo stile, alla sua perfezione, o scrivere poco ma cercare la perfezione nello stile». Questi problemi hanno trastullato e trastullano ancora molta gente oziosa, ma non credo che il tuo modello debba essere il De Amicis dell'Idioma gentile o qualche famoso arciconsolo dell'Accademia della Crusca. A meno che, davvero, tu non sia terribilmente invecchiata, piú di me e di quanto io credo di me. Mi pare che abbia preso troppo sul serio e alla lettera il mio giudizio che tu scrivi con uno stile quasi classico italiano. Voglio darti una piccola delusione: io intendevo dire che nel tuo modo di scrivere c'è una certa complessità sintattica e organicità massiccia del periodo che non si trova nel modo con cui gli stranieri scrivono l'italiano, che è spesso saltellante, a piccoli membretti ecc. Spero che non vorrai davvero imitare i classici o imitare un umanista calabrese, un certo Diego Vitrioli, che per dire a un contadino di accorciargli le staffe cosí si esprimeva: «Appropinquati, villico; accorciami questi perpendicoli sostentacoli, che per troppo equitare, si fer prolissi». Ecco dove può condurre la ricerca del poco ma buono o del molto ma mediocre nelle quistioni di stile e anche in altre quistioni.
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