Questa volta però l'hai fatta piú grossa delle altre volte, e se realmente hai fatto come accennavi nella lettera del 10 settembre non c'è dubbio che mi hai messo in un imbarazzo serio, più serio di ciò che tu puoi pensare nel tuo, dirò cosí, dilettantismo irresponsabile. Ora voglio ricordarti se ho ragione di essere preoccupato del tuo modo di operare e di prendere per il futuro certi provvedimenti. Nella lettera tua del 24 agosto scrivi: «devi essere assolutamente tranquillo quanto alle mie presunte iniziative a tua insaputa e che potrebbero riguardarti, aver qualche attinenza alle tue condizioni... una delle ragioni che mi hanno sempre trattenuto di non fare nulla di simile è proprio la rinuncia totale da parte mia a qualsiasi iniziativa personale, a qualunque azione... a cui rinunziavo a priori per non infrangere l'ostacolo del tuo divieto di intraprendere nulla senza il tuo consenso». - Dopo avermi poi esposto il disegno della possibile visita medica di fiducia riprendi: «... è superfluo che insista oltre per assicurarti che non farò nessun passo, né prenderò nessuna misura, né cercherò di avere qualche informazione che solo nel caso che tu mi darai il tuo beneplacito e lo farò nel modo che vorrai. Basterà poi che tu mi dica di non farne niente almeno per ora e non te ne scriverò nemmeno piú, finché tu stesso non vorrai tornare sull'argomento». Ti pare abbastanza preciso quanto scrivevi? Anche troppo, mi pare oggi perché in Italia si dice che siccome due negazioni affermano e immagginarsi tre o quattro negazioni, non bisogna fidarsi di chi insiste troppo.
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