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      Ma devo dirti che il tuo atteggiamento verso la vita di tutti questi anni, aspra e dura, è l'atteggiamento che si può ricavare dalla lettura della Biblioteca rosa di Madame de Ségur; sei d'un ottimismo sbalorditivo, le tue ipotesi sono sempre quelle che ti farebbero piacere si avverassero, hai conservato una ingenuità e una freschezza di sentimenti che sono incantevoli e inteneriscono; hanno intenerito anche me, negli anni che ci siamo spesso intrattenuti insieme a discorrere e a discutere, nonostante che avessi sempre creduto, per le esperienze fin da bambino, di essere immunizzato da tali «debolezze». Tuttavia, nonostante tutto questo, nonostante che la mia tenerezza per te sia immutata, devo pregarti di modificare completamente i nostri rapporti, dato che tu voglia continuarli in queste condizioni. Tu non devi piú interessarti in nessun modo della mia vita in carcere e devi conseguentemente modificare, se non vuoi interrompere del tutto, la tua corrispondenza in questo senso. Ti prego di non discutere questo mio desiderio, perché sarei costretto a respingere le tue lettere o cartoline. E ti prego anche di non averti a male di quanto ti ho scritto. Se un giorno potremo rivederci in condizioni di uguaglianza, cioè essendo io libero, credo che forse ti farei piangere; ma l'ipotesi non credo sia molto probabile. Io so già ciò che tu potresti obbiettarmi; è perfettamente inutile che tu mi registri il catalogo delle tue buone intenzioni; come dice il proverbio italiano «la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni». Del resto non devi credere che io abbia intenzione di suicidarmi o di abbandonarmi, come un cane morto, al filo della corrente.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Biblioteca Madame Ségur