Non riusciva ad aprir la porta della mia camera, dove si avvicinava di soppiatto perché la nonna le aveva detto che non bisognava disturbarmi, perché scrivevo sempre. Bussava piano piano, timidamente e quando io domandavo: «Chi è?» rispondeva: «Stlivi? Vuoi giocare?», poi entrava, offriva la guancia da baciare, e voleva le facessi gli uccellini o dei quadri bizzarri ottenuti da gocce di inchiostro lanciate a caso sulla carta. Carissima, ti abbraccio forte.
Antonio
306.
Caro Julik,
ho ricevuto la tua lettera e la cartolina illustrata coi gattini. Mi maraviglio che tu e Delca non abbiate ancora pensato a fare un abat-jour per la lampadina elettrica. Con cinquanta centimetri di filo d'ottone o di ferro sottile e con qualche pezzo di stoffa a colori o anche con della carta oleata, si può fare un abat-jour comodissimo, in modo che la luce non stanchi troppo gli occhi. L'abat-jour può essere completo, perché tutta la luce sia attutita, o parziale e mobile in modo da dirigere l'ombra dove si crede piú opportuno. Ho ricevuto anche alcune tue fotografie, e vorrei sapere che esercizi sai fare sulla spalliera svedese (cosí almeno si chiama in italiano), dove sei arrampicato insieme coi tuoi amici. Ti bacia il tuo babbo.
307.
31 ottobre 1932
Carissima Tania,
ho ricevuto due tue cartoline del 23 e del 26. Ti ringrazio delle tue parole affettuose. Per ciò che riguarda la mia salute, spero di migliorare e di rimettermi un po', sebbene ancora mi senta debole e anche adesso che scrivo mi tremi un po' la mano.
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Julik Delca Tania
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