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      Se i miei calcoli sono esatti e altre condizioni si verificano che ancora mi sono ignote (la quistione del confino, di cui si parla appunto nel brano da te riportato) tra qualche mese mi troverei appunto nelle condizioni domandate dal Codice. Se cosí fosse, ti pregherei di fare un viaggio a Turi per esporti un mio progetto. Certo non te lo scriverei, perché quando ti scrivo qualche cosa per lettera, tu fai di tua iniziativa dei passi che invece di giovarmi mi nuociono e peggiorano le mie condizioni (contro la tua volontà, certo, ma questo ha praticamente poca importanza, perché contano i risultati reali e non le intenzioni da cui si è mossi).
      Ti abbraccio affettuosamenteAntonio
     
      314.
     
      28 novembre 1932
     
      Carissima Iulca,
      ho ricevuto le tue lettere del 22 ottobre e del 15 novembre. Quindici giorni fa (o forse anche prima) avevo risposto a quella del 22 ottobre, ma poi fui costretto a mutare tutta l'impostazione della lettera e perciò dovetti tralasciare. Ti avevo scritto tutta una variazione sul «cominciare» o «ricominciare», perché mi era sembrato che tu ti trovassi esitante, disorientata in questo momento della tua esistenza. Ma di questo argomento dovrò occuparmi fra qualche tempo, quando mi sarò messo d'accordo con Tania che mi ha fatto un po' di ostruzionismo e mi lascia in sospeso. - Ho letto con interesse le tue osservazioni sullo specchio e su Iulik che ama guardarsi, ma il mio interesse fu cagionato da ciò che il tuo ragionamento è ingenuamente e candidamente «donnesco». Proprio la quintessenza della femminilità. Perché vedere nello specchio solo un mezzo di narcisismo è solo proprio delle donne.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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