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      Questo lo devo a Carlo e alla sua scempiaggine fatua (non mi riferisco al telegramma, che è una sciocchezza secondaria). Ma tu perché non sei venuta a Turi nel 1932, come avevi promesso dai primi di gennaio? Se non avessi promesso e io non avessi contato sulla promessa, ti avrei scritto di venire. Ti ho detto che non voglio recriminare. Voglio solo che il passato serva almeno di ammaestramento per questo terzo periodo, perché non si ripetano gli errori, le manchevolezze del passato. Questa terza fase che incomincia è la piú dura e la piú difficile da superare. Perciò, ti prego, non fare nulla senza il mio consenso, non ascoltare nessun consiglio che mi riguardi, fa solamente e «letteralmente» ciò che io ti potrò indicare. Questa convinzione ti ho voluto infondere con questa mia lunga tiritera: che non bastano le intenzioni buone e affettuose, ma che occorre molto altro prima di prendere una decisione che non riguardi solo se stessi: occorre prima di tutto il consenso esplicito dell'interessato su cui ricadranno le conseguenze disastrose che non sempre si sa prevedere. Ti abbraccioAntonio
     
      316.
     
      12 dicembre 1932
     
      Carissima Tania,
      in questi ultimi dieci giorni non ho ricevuto nessuno tuo scritto. L'ultima tua lettera ricevuta era del 2 e la ricevetti prima dello scorso lunedí. Non so perché manco di tue notizie: può darsi si tratti di un ritardo postale, ma può anche darsi che tu non abbia potuto scrivere per ragioni di salute e ciò mi preoccupa e mi dispiace assai. Carissima, ti prego proprio di cuore di scrivermi almeno una volta per settimana, anche una semplice cartolina illustrata.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Carlo Turi Tania