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      A questo proposito ti prego di scrivermi se quando sei stata qui mi hai lasciato dei denari alla posta. Non ti ho ringraziato perché non ero sicuro. D'altronde in queste cose occorre essere precisi per evitare equivoci o ritardi. Qualche anno fa (cioè quando fosti qui insieme con mio fratello Gennaro) successe uno di questi equivoci che mi pare ci volle due mesi per correggere.
      Carissima Tania, ti abbraccio teneramente e ti prego di essere indulgente per le mie seccaggini. Che io sia seccante e noioso me ne accorgo, ma dopo il fatto e non riesco ad evitare di esserlo di nuovo.
      Antonio
     
      331.
     
      20 febbraio 1933
     
      Carissima Teresina,
      ho ricevuto la tua lunga lettera del 6 e devi permettermi di dire che tu hai enormemente drammatizzato la mia quistione con Carlo. Ti assicuro che io non nutro nessun rancore per Carlo e che non è neanche da dire che tra noi esista un dissidio. Perciò io non ho niente da perdonargli, né ho da attendere spiegazioni da lui o io da dargliene. Non devi neanche credere che il telegramma che egli mi ha spedito ai primi di novembre mi abbia incollerito oltre misura e in modo permanente. La quistione è diversa; può essere piú grave e piú leggera a seconda dei punti di vista. Per dirla in breve la quistione è questa: non vedo come sia possibile che tra me e Carlo ci siano dei rapporti permanenti e continuati, ecco tutto. Non escludo che la causa di ciò sia io stesso, ma siccome non si tratta di ricerca di cause passate, ma di cercare di organizzare una vita possibile al presente e nell'avvenire, la quistione delle cause mi importa poco.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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