Arrivano disorganicamente, saltuariamente, a lunghi intervalli, come non può non accadere, dai discorsi ingenui di quelli che sento parlare o faccio parlare e che di tanto in tanto portano l'eco di altri ambienti, di altre voci, di altri giudizi, ecc. Non ho ancora perduto tutte le qualità di critica «filologica»: so sceverare, distinguere, smorzare le esagerazioni volute, integrare ecc. Qualche errore nel complesso ci deve essere, sono pronto ad ammetterlo, ma non decisivo, non tale da dare una diversa direzione al corso dei pensieri. Inoltre altre cose non credo opportuno scrivertele. Conosci il mio modo di pensare: ciò che è scritto, acquista un valore «morale» e pratico che trascende di molto il solo fatto di essere scritto, che pure è una cosa puramente materiale... La conclusione, per dirla riassuntivamente, è questa: io sono stato condannato il 4 giugno 1928 dal Tribunale Speciale, cioè da un collegio di uomini determinato, che si potrebbero nominalmente indicare con indirizzo e professione nella vita civile. Ma questo è un errore. Chi mi ha condannato è un organismo molto piú vasto, di cui il Tribunale Speciale non è stato che l'indicazione esterna e materiale, che ha compilato l'atto legale di condanna. Devo dire che tra questi «condannatori» c'è stata anche Iulca, credo, anzi sono fermamente persuaso, inconsciamente e c'è una serie di altre persone meno inconscie. Questa è almeno la mia persuasione, ormai ferreamente ancorata perché l'unica che spieghi una serie di f
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Tribunale Speciale Tribunale Speciale Iulca
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