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      Scrivile tu, ti prego, descrivendole, nel modo che ti parrà migliore, il tuo viaggio a Turi. - Voglio ancora dirti qualche cosa, a proposito di alcuni tuoi accenni, nel colloquio di domenica, alla mia precedente lettera. Non devi credere, in nessun modo, che io abbia (anche a torto) pensato di fare dei rimproveri a Iulca. Nel mio atteggiamento verso Iulca non c'è stato mai altro che tenerezza, e questa tenerezza è forse venuta aumentando in questi ultimi tempi, non certo diminuendo (e dico forse perché non so se essa poteva aumentare). Mi dispiace persino che una tale quistione possa essere posta e discussa. Cosí hai avuto torto di interpretare in malo modo un accenno di una mia lettera (credo sia la lettera che da Roma ti è stata rispedita a Turi): non ho mai pensato che tu potessi avermi voluto dirmi delle bugie einfatti avevo usato la parola «imbarazzo» che in italiano non solo non ha rapporto con la bugia, ma neppure con la reticenza. Veramente avevo pensato che tu, dopo avermi annunziato una lettera di Iulca, avessi cercato di farmi dimenticare l'accenno, perché nella lettera erano contenute notizie che potevano dispiacermi fortemente, nel momento dato. Niente di piú. Anche per queste ragioni preferisco per qualche tempo di non scrivere altro che le nude notizie, senza commenti, valutazioni ecc. Poi vedremo. Forse è bene ti dica ciò che ho pensato: se l'avvocato, dopo che gli avrai parlato, riterrà opportuno che io sia visitato dal medico, secondo il permesso avuto dal Ministero, dò il mio consenso preventivo: cioè lascio che la quistione sia risolta dall'avvocato, secondo il criterio di maggiore utilità che egli riterrà da applicare.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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