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      Sono contento di una sola cosa: che tutta la sarabanda di sciocchezze iniziata un anno fa, è finita, è liquidata. Sono andato a ricercare le tue vecchie lettere: ho trovato proprio quella del 24 agosto 1932 nella quale mi proponesti di far venire un medico di fiducia per visitarmi. Te ne trascrivo qualche brano: «È superfluo che insista oltre per assicurarti che non farò nessun passo, né prenderò nessuna misura, né cercherò di avere qualche informazione che solo nel caso che tu mi darai il tuo beneplacito e lo farò nel modo che vorrai». In questo anno nulla è stato fatto come io avevo indicato, tutto è stato manipolato, pasticciato, imbrogliato, arruffato secondo capricci del momento. Te lo scrivo perché non ti maravigli d'ora in avanti se ci sarà in me qualche cosa o molto di cambiato. Il male non è che si sia fatto un buco nell'acqua. Questo poteva e doveva essere previsto. Se ricordi, anche nel colloquio che ebbi con te nel marzo scorso, dopo che ebbi il deliquio, quantunque fossi sconnesso nel corpo e nel cervello, tuttavia ti pregai di seguire alla lettera le mie istruzioni, appunto perché nel caso probabile che non si ottenesse nulla, non mi rimanesse il dubbio che le cose fossero andate male perché si fosse fatto diversamente da ciò e dal come io ritenevo necessario fare. Tu non hai tenuto conto di questo avvertimento. Non credere che ora io incolpi te. Ti dico la verità, ciò mi sarebbe meno gravoso. Il fatto è che tu mi hai fatto completamente perdere la fiducia in me stesso, che era la mia piú grande forza negli anni passati.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803