Pagina (740/803)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ora so che non posso piú contare su nessuno, qualunque cosa mi capiti, e ogni cosa mi fa venire la tetraggine, perché le mie forze proprio sono logorate. - Ti prego di non trascrivermi piú le lettere che la tua mamma ti scrive e neanche quelle che Giulia scrive a te; mi fanno troppa impressione. In realtà non so piú come comportarmi e quale indirizzo dare a me stesso. Tutte le impressioni dall'esterno o mi esaltano o mi deprimono, sempre dolorosamente. Credevo di avere una certa personalità, un certo accentramento della volontà e dei sentimenti. In questo anno tutto si è disgregato; tu fino all'altro giorno mi hai, coi fatti (perché delle parole me ne infischio), mostrato che niente di ciò che io voglio o giudico saggio vale la pena di essere preso sul serio. Ne devo trarre le conseguenze. Non voglio discutere ciò che avete fatto con Carlo dopo essere andati via da Turi e che ho conosciuto dalla tua cartolina del 1° settembre; dico solo che c'è da trasecolare. È vero che tu stessa confessi di essere sbadata: ma che si possa far passare come mio «desiderio» tutto il contrario di ciò che si era detto insieme supera ogni potere di sorprendersi. - Ti voglio scrivere una cosa che ti farà dispiacere e che io stesso nel passato non avrei scritto per altre ragioni (oltre quella di non dispiacerti). L'ispettore Saporito, quando venne a visitarmi, mi disse (e non so da quale fonte potesse ricavare questa sua affermazione) che nel mio malessere, oltre alle ragioni fisiche, avevano specialmente influito motivi psichici, tra i quali l'impressione di essere stato abbandonato dai miei (non materialmente, ma per certi aspetti della vita interiore che in un intellettuale hanno gran peso). Sapeva anche che nel 31 e nel 32 non avevo avuto colloqui ecc.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Giulia Carlo Turi Saporito