Pagina (746/803)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ho anche pensato che tu non prendevi sul serio ciò che io ti dicevo, che non leggevi le mie lettere né ascoltavi, o ascoltavi distrattamente, per convenzionale cortesia, ciò che ti dicevo a voce nei colloqui. Te lo scrivo per dirti che oggi non lo penso piú. Mi sono definitivamente persuaso (definitivamente, perché anche prima ondeggiavo tra il suesposto stato d'animo e altri modi di pensare) che ci sono ordini di idee, di apprezzamenti che sono assolutamente fuori della tua sfera intellettuale e morale. Ti ho detto una volta che mancavi di fantasia: credo che sia vero anche oggi, ma penso che il giudizio andrebbe approfondito. Ti voglio raccontare un aneddoto. Nel 1916 la lavandaia che serviva la famiglia dove ero a pensione e che era anche lavandaia di un vicino monastero di clarisse o altre monache di clausura raccontò un giorno come nel convento fosse successo un dramma che pareva incredibile. Una suora anziana passeggiava in un cortiletto interno con altre, tutte a capo chino, secondo la regola dell'ordine. Per caso proprio in quel momento, nella visuale dello stretto cortile incassato nell'alto fabbricato, si sente il rombo di un motore e apparve a bassa quota un aeroplano gigantesco. La monaca dimenticò per un istante la regola dell'ordine, levò gli occhi al cielo, vide l'aeroplano e morí poco dopo di rottura d'aneurisma. Credette a un mostro dell'Apocalisse o chissà a che. Non sapeva che ci fosse la guerra, non sapeva che si potesse volare, ecc. Anche quella monaca «mancava di fantasia». Mi pare che tu sia come quella monaca, non per l'ordine dei fatti tecnici e scientifici, ma per altri ordini di fatti, di modi di apprezzare e di intuire, ecc.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Apocalisse