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      Mi pare che questi venti anni, dalla guerra in poi, con tutti i mutamenti che nel periodo di essi sono avvenuti nei rapporti tra gli uomini e specialmente nel modo di giudicare del valore della vita fisica dei singoli individui, sono passati senza che tu ne sia stata impressionata: sei ancora una buona e gentile signorina come se ne conoscevano nel 1912-13-14. Mi sono tante volte domandato come ciò potesse avvenire, ma il fatto mi pare innegabile. Perciò penso che sia bene che anche io rifletta prima di darti un incarico. Ti affatichi, ti stremi anzi qualche volta (credi che io ho sempre apprezzato giustamente tutto ciò che hai fatto per me) ma il risultato è negativo o quasi perché tu non riesci a comprendere il significato in cui occorre operare. Spesso mi sono sentito pieno di collera appunto per questo: perché commisuravo il tuo sforzo al risultato e mi pareva assurdo di affaticarsi per distruggere invece che per creare. Non so che impressione ti farà questa mia lettera. Da un pezzo non scrivevo cosí a lungo. E in verità non so piú come scriverti. Mi vengono dei pasticci. D'altronde sento che incomincia una nuova fase della mia vita carceraria, forse la peggiore di tutte le altre precedenti perché non potrò contare che su me stesso e sulle mie poche forze. Fra due settimane saranno compiuti sette anni dacché ho perduto la libertà. Non sono pochi sette anni. Ti abbraccioAntonio
     
      373.
     
      29 ottobre 1933
     
      Cara Tatiana,
      ho ricevuto la tua lettera del 24. Non so se hai già ricevuto la mia lettera del 23. Ti avevo precedentemente scritto il 13 e dalla tua pare che non abbia ricevuto questa lettera.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Tatiana