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      Affettuosamente, ma con un energico rimproveroAntonio
     
      384.
     
      [25 novembre 1935]
     
      Carissima,
      ho ricevuto le tue due lettere. Sono piú tranquillo da quando ho ripreso a scriverti, anche se lo scrivere mi costa molta fatica e mi lascia per qualche ora (o per qualche giorno) in condizioni di eccitabilità poco piacevole. Tania mi ha riferito qualcosa di ciò che hai scritto a lei e delle altre notizie ricevute. Mi ha raccontato, molto divertita, che Delio ha pensato di ungere con la vasellina un elefante, di cui aveva sentito, probabilmente, la pelle ruvida sotto le dita: a me non pare molto strano che un ragazzo pensi di ungere un elefante con la vasellina, sebbene non credo che da ragazzo potessero venirmi idee simili. Mi ha anche riferito che Julik vuol sapere tutto ciò che si riferisce a me: penso che ciò sia in relazione col fatto di aver visto un mio ritratto in un parco di cultura. Carissima, quando penso a tutte queste cose, e a ciò che la vostra vita, da tanti anni (quasi un quarto della mia esistenza e piú di un quarto della tua) si svolge cosí staccata dalla mia, non mi sento molto allegro. Eppure occorre resistere, tener duro, cercare di acquistare forza. D'altronde, ciò che è accaduto, non era del tutto imprevedibile; tu che ricordi tante cose del passato, ricordi quando ti dicevo che «andavo alla guerra»? Non era forse molto serio da parte mia, ma era il vero e in realtà cosí io sentivo. E ti volevo molto, molto bene. Sii forte e fa di tutto per star meglio. Ti abbraccio teneramente coi nostri ragazzi.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





Delio Julik