Ma non voglio uscire troppo dalla quistione che presentemente ci interessa, e che interessa anche te pur se non ne accenni nel tuo biglietto: il tuo viaggio, cioè un tuo viaggio in Italia, per un tempo che tu stessa potrai decidere quanto debba esser lungo o corto, che non ti impegna per nulla, che deve avere per scopo principale quello di cercare di farti riacquistare definitivamente le forze necessarie per una vita normale di lavoro attivo. Io credo sia necessario che tu ti persuada, ragionevolmente, che questo viaggio è necessario per te, per i ragazzi (in quanto, allo stato attuale delle cose, il loro avvenire è legato essenzialmente a te e alla tua capacità di lavoro) e per altre cose ancora. Ma perché te ne persuada, occorre che il viaggio sia visto nei suoi veri termini, di cosa pratica, spoglia di ogni morbosità sentimentale, che ti lascerà libera o forse ti libererà definitivamente da un sacco di pensieri, di preoccupazioni, di sentimenti repressi, e non so che altro bagaglio ossessionante: io sono un tuo amico, essenzialmente, e dopo dieci anni ho veramente bisogno di parlare con te da amico ad amico, con grande franchezza e spregiudicatezza. Da dieci anni sono tagliato dal mondo (che impressione terribile ho provato in treno, dopo sei anni che non vedevo che gli stessi tetti, le stesse muraglie, le stesse facce torve, nel vedere che durante questo tempo il vasto mondo aveva continuato ad esistere coi suoi prati, i suoi boschi, la gente comune, le frotte di ragazzi, certi alberi, certi orti, - ma specialmente che impressione ho avuto nel vedermi allo specchio dopo tanto tempo: sono ritornato subito vicino ai carabinieri)... Non pensare che voglia commuoverti: voglio dire che dopo tanto tempo, dopo tanti avvenimenti, che in gran parte mi sono sfuggiti forse nel loro significato piú reale, dopo tanti anni di vita meschina, compressa, fasciata di buio e di miserie grette, poter parlare con te da amico ad amico, mi sarebbe molto utile.
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