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      Accenni che alla fine di luglio avrai il posto nel sanatorio, cosí fuggevolmente. Ciò che mi fa male è il fatto che la mia vita dipende, in forma burocratica, non solo e specialmente dalla parte da cui non posso attendere nulla di buono, ma anche da quelli da cui qualcosa di bene attendo. D'altronde fa tu quello che vuoi. Ti abbraccioAntonio
     
      È vero che sono sempre malcontento e irritabile: la tua lettera dovrebbe almeno in parte acquetarmi. Non irritarti anche tu; non voglio farti del male in nessun modo. Vorrei sapere con molta precisione lo stato di salute di Delio.
     
      391.
     
      [estate 1936]
     
      Caro Delio,
      ho saputo da mamma Iulka che la mia ultima lettera (o anche altre?) ti ha procurato un po' di dispiacere. Perché non me ne hai scritto nulla? Quando nelle mie lettere qualcosa ti dispiace, è bene che tu me lo faccia sapere e mi spieghi le tue ragioni. Tu mi sei molto caro e io non voglio procurarti nessun dolore: sono tanto lontano e non posso accarezzarti e aiutarti come vorrei a risolvere le quistioni che nascono nel tuo cervello. Devi ripetermi la quistione che una volta mi avevi posto riguardo a Cekhov e alla quale non ho risposto: io non me ne ricordo proprio per nulla. Se tu sostenevi che Cekhov è uno scrittore sociale avevi ragione, ma una ragione che non deve inorgoglirti perché già Aristotele aveva detto che tutti gli uomini sono animali sociali. Credo che tu volevi dire di piú, che cioè Cekhov esprimeva una determinata situazione sociale, esprimeva alcuni aspetti della vita del suo tempo e la esprimeva in modo da dover essere considerato come uno scrittore «progressivo». Ciò io penso.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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