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      Anche l'irrobustirsi è fare qualcosa. Caro, ti abbraccio forte.
      papa
     
      392.
     
      [luglio 1936]
     
      Carissimo Delio,
      sono molto contento di sapere che nessuna delle mie lettere ti abbia procurato dispiacere (ho saputo che verso quel tempo tu sei stato poco bene, ma non so nulla di certo) e tu hai ragione quando pensi che non si può essere offesi quando ci si dicono cose giuste col tono giusto. Adesso credo di comprendere perché non ti ho scritto nulla a proposito del disaccordo fra te e la maestra sull'opera di Cekhov: credo sia stato perché la quistione, cosí come tu la ponevi, era la formulazione di un dogma sociologico, di poca importanza, di quelli che Engels diceva avevano piene le tasche certuni che credevano cosí di esimersi dallo studiare la storia in concreto. Ma tu hai solo 12 anni, e non penso che abbia le tasche piene di dogmi scolastici; del resto hai tutto il tempo per svuotar le tasche e ammobiliare il cervello. Non voglio discutere con te perché ho un'orribile emicrania; penso solo che hai 12 anni e, quantunque da molto tempo non veda tue fotografie, ti immagino molto cresciuto e con l'aspetto serio, serio (dinanzi al fotografo!). Ti ho mandato un orologio. Sei contento? I tuoi ricordi non sono molto precisi, ma non importa. Sarà difficile trovare una palla di celluloide col cigno dentro: io l'avevo portata da... Milano. Ti bacio forte.
      papa
     
      393.
     
      [agosto 1936]
     
      Caro Delio,
      ti faccio tanti auguri per esserti già rimesso dalla malattia. Non mi hai scritto se l'orologio ti è piaciuto.


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Lettere dal carcere
di Antonio Gramsci
pagine 803

   





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