Economia nazionale. Tutta l'attività economica di un paese può essere giudicata solo in rapporto al mercato internazionale, «esiste» ed è da valutarsi in quanto è inserita in una unità internazionale. Da ciò l'importanza del principio dei costi comparati e la saldezza che mantengono i teoremi fondamentali dell'economia classica di contro alle critiche verbalistiche dei teorici di ogni nuova forma di mercantilismo (protezionismo, economia diretta, corporativismo ecc.). Non esiste un «bilancio» puramente nazionale dell'economia, né per il suo complesso, e neppure per una attività particolare. Tutto il complesso economico nazionale si proietta nell'eccedente che viene esportato in cambio di una corrispondente importazione, e se nel complesso economico nazionale una qualsiasi merce o servizio costa troppo, è prodotta in modo antieconomico, questa perdita si riflette nell'eccedente esportato, diventa un «regalo» che il paese fa all'estero, o per lo meno (giacché non sempre può parlarsi di «regalo») una perdita secca del paese, nei confronti con l'estero, nella valutazione della sua statura relativa e assoluta nel mondo economico internazionale.
Se il grano in un paese è prodotto a caro prezzo, le merci industriali esportate e prodotte da lavoratori nutriti con quel grano, a prezzo uguale con l'equivalente merce estera, contengono congelata una maggior quantità di lavoro nazionale, una maggior quantità di sacrifizi di quanto contenga la stessa merce estera. Si lavora per l'«estero» a sacrifizio; i sacrifizi sono fatti per l'estero, non per il proprio paese.
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