Da 39,3 per 1.000 abitanti del 1876 la frequenza delle nascite scende a 26 nel 1928, con una diminuzione del 33%; la frequenza delle morti da 34,2% nel 1867 scende a 15,6 nel '28, con una diminuzione del 54%. La mortalità comincia a discendere nettamente col quinquennio 1876-80; la natalità inizia la discesa nel quinquennio '91-95.
Per gli altri paesi d'Europa, su 1.000 abitanti: Gran Bretagna 17 nati - 12,5 morti, Francia 18,2 - 16,6, Germania 18,4 - 12, Italia 26,9 - 15,7, Spagna 28,6 - 18,9, Polonia 31,6 - 17,4, Urss (europea) 44,9 - 24,4, Giappone 36,2 - 19,2. (I dati si riferiscono, per l'Urss, al 1925, per il Giappone al 1926, per gli altri paesi al 1927).
Per la diminuzione della mortalità il Mortara fissa tre cause principali: progresso dell'igiene, progresso della medicina, progresso del benessere, che riassumono in forma schematica un gran numero di fattori di minore mortalità (un fattore è anche la minore natalità, in quanto le età infantili sono soggette ad alta mortalità). Il fattore preponderante della bassa natalità è la decrescente fecondità di matrimoni, dovuta a volontaria limitazione, inizialmente per previdenza, poi per egoismo. Se il movimento si svolgesse uniformemente in tutto il mondo, non altererebbe le condizioni relative delle varie nazioni, pur avendo effetti gravi per lo spirito d'iniziativa, e potendo essere causa d'inerzia e di regresso morale ed economico. Ma il movimento non è uniforme: vi sono oggi popoli che si accrescono rapidamente mentre altri lentamente, vi saranno domani popoli che cresceranno celermente mentre altri diminuiranno.
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