Sul «pensiero sociale» cattolico è da tener presente il libro del padre gesuita Albert Muller, professore alla scuola superiore commerciale di S. Ignazio in Anversa - Notes d'économie politique, Première Série, «Éditions Spes», Parigi, 1927, pp. 428, Fr. 8 - di cui vedi la recensione nella «Civiltà Cattolica» del 1° settembre 1928, Pensiero e attività sociali (di A. Brucculeri); il Muller mi pare esponga il punto di vista piú radicale cui possono giungere i gesuiti in questa materia (salario famigliare, compartecipazione, controllo, cogestione, ecc.).
Un articolo da ricordare, per comprendere l'atteggiamento della Chiesa dinanzi ai diversi regimi politico-statali, è Autorità e «opportunismo politico» nella «Civiltà Cattolica» del 1° dicembre 1928. Potrebbe dare qualche spunto per la rubrica passato e presente. Sarà da confrontare con i punti corrispondenti del Codice Sociale.
La quistione si pose al tempo di Leone XIII e del ralliement di una parte dei cattolici alla repubblica francese e fu risolta dal papa con questi punti essenziali: 1) accettazione, ossia riconoscimento del potere costituito; 2) rispetto ad esso prestato come a rappresentanza di un'autorità venuta da Dio; 3) obbedienza a tutte le leggi giuste da tale autorità promulgate, ma resistenza alle leggi ingiuste con lo sforzo concorde di emendare la legislazione e cristianeggiare la società.
Per la «Civiltà Cattolica» questo non sarebbe «opportunismo», ma tale sarebbe solo l'atteggiamento servile ed esaltatorio in blocco di autorità che sono tali di fatto e non di diritto (l'espressione «diritto» ha un valore particolare per i cattolici).
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