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E questo giudizio di Francesco Meriano (pubblicato nell'«Assalto» di Bologna): «Nel campo filosofico, io credo di trovare invece una vera e propria antitesi: che è l'antitesi, vecchia di oltre cento anni e sempre vestita di nuovi aspetti, tra il volontarismo il pragmatismo l'attivismo identificabile nella stracittà e l'illuminismo il razionalismo lo storicismo identificabile nello strapaese». (Cioè gli immortali principii si sarebbero rifugiati in strapaese). In ogni caso è da notare come la polemica «letteraria» tra Strapaese e Stracittà non sia stata altro che la spuma saponacea della polemica tra conservatorismo parassitario e le tendenze innovatrici della società italiana.
Nella «Stampa» del 4 maggio 1929 Mino Maccari scrive: «Quando Strapaese si oppone alle importazioni modernistiche, la sua opposizione vuol salvare il diritto di selezionarle al fine di impedire che i contatti nocivi, confondendosi con quelli che possono essere benefici, corrompano l'integrità della natura e del carattere proprii alla civiltà italiana, quintessenziata nei secoli, ed oggi anelante (!) a una sintesi unificatrice». (Già «quintessenziata», ma non «sintetizzata» e «unificata»!!)
Autarchia finanziaria dell'industria. Un articolo notevole di Carlo Pagni A proposito di un tentativo di teoria pura del corporativismo (nella «Riforma Sociale» del settembre-ottobre 1929) esamina il volume di N. Massimo Fovel, Economia e corporativismo (Ferrara, S.A.T.E., 1929) e accenna a un altro scritto dello stesso Fovel, Rendita e salario nello Stato Sindacale (Roma, 1928), ma non si accorge o non mette espressamente in rilievo che il Fovel nei suoi scritti concepisce il «corporativismo» come la premessa per l'introduzione in Italia dei sistemi americani piú avanzati nel modo di produrre e di lavorare.
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