A vindication (2a ediz., 1929, Londra): «Quando le cose vanno male nella struttura sociale di una nazione, a cagione della decadenza nelle capacità fondamentali dei suoi uomini - afferma il Ludovici - due distinte tendenze sembrano sempre rendersi rilevabili: la prima è quella di interpretare cambiamenti, che sono puramente e semplicemente segni della decadenza e della rovina di vecchie e sane (!) istituzioni, come sintomi di progresso; la seconda, dovuta alla giustificata perdita di confidenza nella classe governante, è di dare a ciascuno, abbia o no le qualità volute, la sicurezza di essere indicato per fare uno sforzo al fine di aggiustare le cose». (La traduzione è manifestamente incerta e inesatta). L'autore fa del femminismo un'espressione di questa seconda tendenza e domanda una rinascita del «maschilismo».
A parte ogni altra considerazione di merito, difficile da fare perché il testo dato del De Pietri Tonelli è incerto, è da rilevare la tendenza antifemminista e «maschilista». È da studiare l'origine della legislazione anglosassone cosí favorevole alle donne in tutta una serie di conflitti «sentimentali» o pseudo sentimentali. Si tratta di un tentativo di regolare la quistione sessuale, di farne una cosa seria, ma non pare abbia raggiunto il suo scopo: ha dato luogo a deviazioni morbose, «femministiche» in senso deteriore e ha creato alla donna (delle classi alte) una posizione sociale paradossale.
«Animalità» e industrialismo. La storia dell'industrialismo è sempre stata (e lo diventa oggi in una forma piú accentuata e rigorosa) una continua lotta contro l'elemento «animalità» dell'uomo, un processo ininterrotto, spesso doloroso e sanguinoso, di soggiogamento degli istinti (naturali, cioè animaleschi e primitivi) a sempre nuove, piú complesse e rigide norme e abitudini di ordine, di esattezza, di precisione che rendano possibili le forme sempre piú complesse di vita collettiva che sono la conseguenza necessaria dello sviluppo dell'industrialismo.
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