Ma in realtà non si tratta di novità originali: si tratta solo della fase piú recente di un lungo processo che si è iniziato col nascere dello stesso industrialismo, fase che è solo piú intensa delle precedenti e si manifesta in forme piú brutali, ma che essa pure verrà superata con la creazione di un nuovo nesso psico-fisico di un tipo differente da quelli precedenti e indubbiamente di un tipo superiore. Avverrà ineluttabilmente una selezione forzata, una parte della vecchia classe lavoratrice verrà spietatamente eliminata dal mondo del lavoro e forse dal mondo tout court.
Da questo punto di vista occorre studiare le iniziative «puritane» degli industriali americani tipo Ford. È certo che essi non si preoccupano dell'«umanità», della «spiritualità» del lavoratore che immediatamente viene schiantata. Questa «umanità e spiritualità» non può non realizzarsi che nel mondo della produzione e del lavoro, nella «creazione» produttiva; essa era massima nell'artigiano, nel «demiurgo», quando la personalità del lavoratore si rifletteva tutta nell'oggetto creato, quando era ancora molto forte il legame tra arte e lavoro. Ma appunto contro questo «umanesimo» lotta il nuovo industrialismo. Le iniziative «puritane» hanno solo il fine di conservare, fuori del lavoro, un certo equilibrio psico-fisico che impedisca il collasso fisiologico del lavoratore, spremuto dal nuovo metodo di produzione. Questo equilibrio non può essere che puramente esteriore e meccanico, ma potrà diventare interiore se esso sarà proposto dal lavoratore stesso e non imposto dal di fuori, da una nuova forma di società, con mezzi appropriati e originali.
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Ford
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