La questione dei contadini assilla lo scrittore della Stampa. Egli ce la butta tra i piedi gioiosamente, trionfalmente. I contadini saranno il martello del comunismo: attenti, operai! volete liberare le vostre nuche dal piedino ben calzato della civile borghesia moderna: vi troverete sulla nuca lo scarpone ferrato del contadino! Lo scrittore della Stampa ci domanda inoltre imperiosamente una descrizione precisa e minuta delle forme che assumerà la rivoluzione della classe operaia urbana. La questione dei contadini e il problema delle «forme» sono strettamente uniti. Su questo punto si fonda la polemica tra gli intransigenti e gli opportunisti. La lotta di classe non ha ancora assunto forme diffusamente e coscientemente organiche nelle campagne; è certo che la rivoluzione proletaria non sarà entrata nella sua forma risolutiva se non quando la classe dei contadini poveri e dei piccoli proprietari si sarà violentemente staccata dai partiti politici di coalizione contadinesca. In Germania e in Ungheria al movimento dei proletari non si accompagnò un movimento degli strati poveri contadineschi: le città in rivolta rimasero sole, circondate dalla incomprensione e dall'indifferenza delle campagne, e la reazione clericale e capitalista si appoggiò solidamente sulle campagne. In Russia la rivoluzione proletaria di novembre fu preceduta da irresistibili movimenti rivoluzionari nelle campagne: il partito dei contadini russi (dei populisti o socialrivoluzionari) si spezzò in due tronconi per effetto di questi movimenti e l'esercito, costituito in maggioranza di contadini, si decompose.
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