La portata dell'esperienza unghereseIn realtà la impostazione data a questo problema dal nostro partito era falsa e andò sempre piú manifestandosi come tale alle larghe masse del partito. Proprio la esperienza ungherese avrebbe dovuto convincerci che la linea seguita dall'Internazionale nella formazione dei partiti comunisti non era quella che noi le attribuivamo. È noto infatti che il compagno Lenin cercò di opporsi strenuamente alla fusione, tra comunisti e socialdemocratici ungheresi, nonostante che questi ultimi si dichiarassero fautori della dittatura del proletariato. Si può dire perciò che il compagno Lenin fosse in generale contrario alle fusioni? Certamente no. Il problema era visto dal compagno Lenin e dalla Internazionale come un processo dialettico, attraverso il quale l'elemento comunista, cioè la parte piú avanzata e cosciente del proletariato, si pone, sia nella organizzazione di partito della classe operaia, sia nella funzione di direzione delle grandi masse, alla testa di tutto ciò che di onesto e di attivo si è formato ed esiste nella classe. In Ungheria è stato un errore distruggere la organizzazione indipendente comunista nel momento della presa del potere per dissolvere e diluire il raggruppamento costituito nella piú vasta e amorfa organizzazione socialdemocratica che non poteva non riprendere predominio. Anche per l'Ungheria il compagno Lenin aveva formulato la linea del nostro vecchio partito come una alleanza con la socialdemocrazia, non come una fusione.
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