Avvennero cosí nuovi raggruppamenti che andarono sempre piú sviluppandosi, fino alla vigilia del nostro III Congresso, quando fu possibile accertare che non solo la grande maggioranza alla base del partito (che non era stata mai apertamente interpellata), ma anche la grande maggioranza del vecchio gruppo dirigente si era staccata nettamente dalla concezione e dalla posizione politica di estrema sinistra, per porsi completamente sul terreno dell'Internazionale e del leninismo.
L'importanza del III Congresso
Da ciò che è stato detto finora appare chiaramente quanto fossero grandi l'importanza e i compiti del nostro III Congresso. Esso doveva chiudere tutta un'epoca della vita del nostro partito, ponendo termine alla crisi interna e determinando uno schieramento stabile di forze tale da permettere uno sviluppo normale della sua capacità di direzione politica delle masse da parte del partito e quindi della sua capacità d'azione.
Ha il congresso effettivamente risolto questi compiti? Indubbiamente tutti i lavori del congresso hanno dimostrato come, nonostante le difficoltà della situazione, il nostro partito sia riuscito a risolvere la sua crisi di sviluppo, raggiungendo un livello di omogeneità, di compattezza e di stabilizzazione notevole e certamente superiore a quello di molte altre sezioni dell'Internazionale. L'intervento nelle discussioni di congresso dei delegati di base, alcuni dei quali venuti dalle regioni dove piú è difficile l'attività del partito, ha dimostrato come gli elementi fondamentali del dibattito, fra l'Internazionale e il CC da una parte e l'opposizione dall'altra, siano stati non solo meccanicamente assorbiti dal partito, ma, avendo determinato una convinzione consapevole e diffusa, abbiano contribuito ad elevare in misura impreveduta anche dagli stessi compagni più ottimisti, il tono della vita intellettuale della massa dei compagni e la loro capacità di direzione e di iniziativa politica.
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