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      Ciò che rende caratteristica la situazione dei contadini meridionali è il fatto che essi, a differenza dei tre raggruppamenti precedentemente descritti, non hanno nel loro complesso nessuna esperienza organizzativa autonoma. Essi sono inquadrati negli schemi tradizionali della società borghese, per cui gli agrari, parte integrante del blocco agrario-capitalistico, controllano le masse contadine e le dirigono secondo i loro scopi.
      In conseguenza della guerra e delle agitazioni operaie del dopoguerra, che avevano profondamente indebolito l'apparato statale e quasi distrutto il prestigio sociale delle classi superiori nominate, le masse contadine del Mezzogiorno si sono risvegliate alla vita propria e faticosamente hanno cercato un proprio inquadramento. Cosí si sono avuti movimenti degli ex combattenti, e i vari partiti cosiddetti di «rinnovamento», che cercavano di sfruttare questo risveglio della massa contadina, qualche volta secondandolo come nel periodo della occupazione delle terre, piú spesso cercando di deviarlo e quindi di consolidarlo in una posizione di lotta per la cosiddetta democrazia, come è ultimamente avvenuto con la costituzione della «Unione nazionale».
      Gli ultimi avvenimenti della vita italiana, che hanno determinato un passaggio in massa della piccola borghesia meridionale al fascismo, hanno reso piú acuta la necessità di dare ai contadini meridionali una direzione propria per sottrarli definitivamente all'influenza borghese agraria. Il solo organizzatore possibile della massa contadina meridionale è l'operaio industriale, rappresentato dal nostro partito.


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La questione meridionale
di Antonio Gramsci
pagine 117

   





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